L’otto Novembre del 2029 è un Giovedì. Il sole splende alto in cielo, vuole fare male, ma non ci riesce perché l’aria è fredda e per le strade di Pescara c’è solamente un signore dai capelli brizzolati che va in giro a maniche corte. Da giovane lo chiamavano il Matto di Fabriano. Non ho tempo per fermarmi, gli faccio un colpo col clacson e lui alza la mano per salutarmi, io sorrido.
Sono in ritardo, devo andare a riprendere mia figlia a scuola, ma l’incontro con il Matto di Fabriano continua a farmi sorridere, mi ricorda i vent’anni e le sbronze, Dublino. Ora di anni ne ho 48, la tecnologia mi consente di avere ancora qualche capello in testa, ho un lavoro impiegatizio che non mi soddisfa, una moglie ancora bella con la quale ogni tanto le faccio ancora, e una bambina. Eccola, oggi sono stranamente in ritardo e lei mi aspetta davanti scuola, sul marciapiede pieno di foglie gialle cadute, lei ha dieci anni ed è bellissima. Qualche marmocchietto si allontana vedendomi arrivare.
Lei sale in macchina e inizia a raccontarmi la sua giornata a scuola, come fa tutti i giorni, ma io sono distratto. Se ne accorge e me lo fa notare perché come tutti i bambini vuole le attenzioni solo per lei.
“Papà, è successo qualcosa?”
“No niente, devo solo fare una telefonata”.
Comando alla mia auto di proseguire automaticamente il tragitto verso casa e mettermi in video contatto con New York. Videochiamata internazionale a carico di Matteo Sardini. Da quando ho incontrato il Matto di Fabriano la mia mente è andata indietro nel tempo a quella sera di Dublino. Era l’8 Marzo del 2006 e Matteo compiva 22 anni, dentro al pub più vecchio di Dublino tra una guinness e l’altra, eravamo io, Matteo, colui che poi diventò il Matto di Fabriano e il suo amico Nico. Abbiamo iniziato a fargli gli auguri.
Auguri Mattè..con bacio sulla guancia….poi dopo due minuti…auguri Mattè..e ancora…auguri Sardì! “Ma veramente fai il compleanno? Auguri!”. E così per tutta la sera, che presto diventò tutto il soggiorno e presto diventò ogni 8 del mese. Lui mi contraccambiava il 27.
Ma mentre affogo tra i ricordi nel video in macchina compare il Savdini, qualche chilo in più rispetto a come me lo ricordavo, qualche ruga e la coda dei capelli sempre presente.
“Ah! MBè! Ti li si ‘rcurdat’?” esordisce lui.
Lavora come ingegneve a New York dove ha sposato una paracadutista per professione, in futuro approfondirò la sua folle vita.
“Guarda che me l’arcord’ sempre ji!!” Gli ribatto subito. “Comunque Auguri!”
“Grazie, com’a sti?” Mi risponde.
I soliti convenevoli e saluti che si ripetono almeno due volte al mese, poi chiudiamo la conversazione.
Riprendo il comando della mia auto e mi accorgo che mia figlia mi fissa:
“Papà, ma allora ha ragione la mamma quando dice che sei un cretino?”.
2 commenti:
BELLISSIMA!! Davvero fantastica!
aspè, ma io contraccambio il 27 perché il 27 è il tuo complimese?? cazzo, auguri
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