martedì 30 ottobre 2012
Un brindisi alla nostalgia
COTTONE EYE JOE - REDNEX 1994
Un brindisi alla nostalgia è decisamente il titolo dei post che usiamo di più.
domenica 28 ottobre 2012
Tempo di Vendotto
A volte ritornano...e lui è tornato.
Ingaggiato dal Levante, Oba Oba è il vero antagonista di Leo Messi e del Barcellona per la conquista della Liga.
Oggi Vendotto Ottobre Martins compie Vendotto anni e ha scelto di festeggiare il suo compleanno con una doppietta al Granada.
Risultato finale: Levante-Granada 3-1
Perciò in nome del Sardini, Dio dei compleanni, tanti auguri Oba Oba e che il futuro ti riservi tante capriole, e anche tante belle pecore.
lunedì 1 ottobre 2012
Gente da ricordare
Una volta lessi quel gran mattone chiamato "Il secolo breve" e alla fine mi chiesero:
- Ma perchè si chiama secolo breve?
- Boh! ...risposi.
Addio a Eric Hobsbawm,
Era nato ad Alessandria d’Egitto nel 1917 e il suo stesso cognome era frutto di una curiosa ibridazione tra la cultura tedesca dei suoi genitori ebrei e l’amministrazione coloniale britannica. Suo padre si chiamava infatti Leopold Obstbaum, ma da un errore di trascrizione dell’anagrafe ne era risultata la curiosa grafia anglicizzata Hobsbawm.
Cresciuto a Vienna e poi nella Berlino sul punto di cadere nelle mani dei nazisti, si era avvicinato da ragazzo all’ideologia marxista e all’ascesa di Hitler (1933) si era trasferito in Gran Bretagna. Comunista ortodosso fino al 1956, aveva studiato a Cambridge e intrapreso la carriera accademica dopo la guerra. Noto soprattutto per il volume “Il secolo breve” (Rizzoli), dedicato ai conflitti del periodo 1914-1991 (due guerre mondiali e la guerra fredda, fino al crollo dell’Urss), in precedenza si era occupato del movimento operaio britannico.
Aveva studiato a fondo anche le figure devianti, con i tre saggi “I ribelli”, “I banditi” e “I rivoluzionari” (tutti editi in Italia da Einaudi). L’opera principale della sua vita resta comunque l’ampio affresco storico sull’età contemporanea del quale “Il secolo breve” (intitolato nell’originale inglese “The Age of Extremes”) costituisce l’epilogo e anche la parte più controversa, per una certa indulgenza dell’autore verso il totalitarismo sovietico. A quella serie appartengono i libri di Hobsbawm “Le rivoluzioni borghesi” (Il Saggiatore), “Il trionfo della borghesia” (Laterza) e “L’età degli imperi” (Laterza): il ciclo completo copre l’intero arco degli eventi dal 1789 alla fine del Novecento.
Esponente di una storiografia anglosassone capace di coniugare vastità d’interessi, rigore scientifico e chiarezza espositiva, Hobsbawm incarnava anche la vena critica di un marxismo lontano dal dogmatismo stalinista, ma incline a riconoscere tuttora una qualche funzione positiva alla rivoluzione bolscevica, se non altro come stimolo all’evoluzione dei sistemi politici occidentali in senso più favorevole alle classi lavoratrici. Tesi discutibile, se non altro perché tende ad attenuare la violenza del conflitto tra comunismo e socialdemocrazia. Non a caso il suo ultimo libro “Come cambiare il mondo” (Rizzoli) cerca di rivalutare il patrimonio politico e intellettuale del marxismo, anche alla luce della crisi in cui versa il sistema economico e finanziario plasmato dai vincitori della guerra fredda.
Antonio Carioti
Fonte: http://www.corriere.it/cultura/12_ottobre_01/hobsbawn_1120e666-0bb0-11e2-a626-17c468fbd3dd.shtml
- Ma perchè si chiama secolo breve?
- Boh! ...risposi.
AVEVA 95 ANNI. L'ANNUNCIO DELLA FIGLIA JULIA
Addio a Eric Hobsbawm,
lo storico del «Secolo breve»
È morto a Londra dopo una lunga malattia
Eric Hobsbawm
Era un cosmopolita per vocazione Eric Hobsbawm, il grande storico britannico scomparso in un ospedale di Londra all’età di 95 anni. E aveva attraversato le tempeste del XX secolo assorbendone tutti gli umori, come emerge dalla sua bella autobiografia “Anni interessanti” (Rizzoli, 2002).Era nato ad Alessandria d’Egitto nel 1917 e il suo stesso cognome era frutto di una curiosa ibridazione tra la cultura tedesca dei suoi genitori ebrei e l’amministrazione coloniale britannica. Suo padre si chiamava infatti Leopold Obstbaum, ma da un errore di trascrizione dell’anagrafe ne era risultata la curiosa grafia anglicizzata Hobsbawm.
Cresciuto a Vienna e poi nella Berlino sul punto di cadere nelle mani dei nazisti, si era avvicinato da ragazzo all’ideologia marxista e all’ascesa di Hitler (1933) si era trasferito in Gran Bretagna. Comunista ortodosso fino al 1956, aveva studiato a Cambridge e intrapreso la carriera accademica dopo la guerra. Noto soprattutto per il volume “Il secolo breve” (Rizzoli), dedicato ai conflitti del periodo 1914-1991 (due guerre mondiali e la guerra fredda, fino al crollo dell’Urss), in precedenza si era occupato del movimento operaio britannico.
Aveva studiato a fondo anche le figure devianti, con i tre saggi “I ribelli”, “I banditi” e “I rivoluzionari” (tutti editi in Italia da Einaudi). L’opera principale della sua vita resta comunque l’ampio affresco storico sull’età contemporanea del quale “Il secolo breve” (intitolato nell’originale inglese “The Age of Extremes”) costituisce l’epilogo e anche la parte più controversa, per una certa indulgenza dell’autore verso il totalitarismo sovietico. A quella serie appartengono i libri di Hobsbawm “Le rivoluzioni borghesi” (Il Saggiatore), “Il trionfo della borghesia” (Laterza) e “L’età degli imperi” (Laterza): il ciclo completo copre l’intero arco degli eventi dal 1789 alla fine del Novecento.
Esponente di una storiografia anglosassone capace di coniugare vastità d’interessi, rigore scientifico e chiarezza espositiva, Hobsbawm incarnava anche la vena critica di un marxismo lontano dal dogmatismo stalinista, ma incline a riconoscere tuttora una qualche funzione positiva alla rivoluzione bolscevica, se non altro come stimolo all’evoluzione dei sistemi politici occidentali in senso più favorevole alle classi lavoratrici. Tesi discutibile, se non altro perché tende ad attenuare la violenza del conflitto tra comunismo e socialdemocrazia. Non a caso il suo ultimo libro “Come cambiare il mondo” (Rizzoli) cerca di rivalutare il patrimonio politico e intellettuale del marxismo, anche alla luce della crisi in cui versa il sistema economico e finanziario plasmato dai vincitori della guerra fredda.
Fonte: http://www.corriere.it/cultura/12_ottobre_01/hobsbawn_1120e666-0bb0-11e2-a626-17c468fbd3dd.shtml
Il giornale di domani
Pensavo che fosse soltanto una leggenda metropolitana e invece finalmente ho avuto tra le mani il leggendario giornale di domani.
Come evidenziato in alto il corriere dello sport di sabato sapeva già che sabato sera la juve avrebbe fatto tre gol in otto minuti alla roma.
Peccato però che ho letto il giornale il giorno dopo.
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