I
  Siepe del mio campetto, utile e pia,
 che al campo sei come l’anello al dito,
 che dice mia la donna che fu mia
  (ch’io pur ti sono florido marito,
5  o bruna terra ubbidiente, che ami
 chi ti piago col vomero brunito...);
  siepe che il passo chiudi co’ tuoi rami
 irsuti al ladro dormi ’l-dÏ; ma di
 ricetto ai nidi e pascolo a gli sciami;
10  siepe che rinforzai, che ripiantai,
 quando crebbe famiglia, a mano a mano,
 più  lieto sempre e non più ricco mai;
  d’albaspina, marruche e melograno,
 tra cui la madreselva odorerà;
15 io per te vivo libero e sovrano,
  verde muraglia della mia città.
    II
  Oh! Tu sei buona! Ha sete il passeggero;
 e tu cedi i tuoi chicchi alla sua sete,
 ma salvi il frutto pendulo del pero.
  Nulla fornisci alle anfore segrete
5 della massaia: ma per te, felice
 ella i ciliegi popolosi miete.
  Nulla tu rendi; ma la vite dice;
 quando la poto all’orlo della strada,
 che si sente il cucùlo alla pendice,
10  dice: – Il padre tu sei che, se t’aggrada,
 sÏ mi correggi e guidi per il pioppo;
 ma la siepe è la madre che mi bada. – 
  – Per lei vino ho nel tino, olio nel coppo –
 rispondo. I galli plaudono dall’aia;
15 e lieto il cane, che non è di troppo,
  ch’è la tua voce, o muta siepe, abbaia.
    III
  E tu pur, siepe, immobile al confine,
 tu parli; breve parli tu, chè, fuori,
 dici un divieto acuto come spine;
  dentro, un assenso bello come fiori;
5 siepe forte ad altrui, siepe a me pia,
 come la fede che donai con gli ori,
  che dice mia la donna che fu mia.

 
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